Pagina:Leopardi - Epistolario, Bollati Boringhieri, Torino 1998, II.djvu/214

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Capo Distretto. Ora nelle nuove liste dei Consiglieri, che ha mandato Roma, è stato tolto Babbo dal Consiglio, e buona notte. L’intrigo è stato fatto a Recanati, perchè q.'° era il gran desiderio di alcuni, e sic- come non si era penetrato niente, l’hanno vinta - Il processo di Babbo a Roma' ancora dorme, e p[er] non risvegliarlo, egli non si porta lassù a reclamare contro q.'a ingiustizia, la quale in sostanza gli è indifferente - Meno qualche caso non atteso, e non temuto, a momenti Pietruccio entra al possesso del benefizio del morto Can. Pro- speri, mediante un accomodamento fra Babbo e l’arciprete, chiesto da lui med.°, ed una pensione annua di 60 scudi, che babbo ha cre- duto bene di addossarsi piuttosto che fare una grossa lite - Per il benefizio contrastato da Calcagni dura ancora il Compromesso, stato prolungato due volte - La Politi aveva messo quasi il piede nella pic- cola casa, ma poi l’ha ritirato, e pare che guarirà presto. E venuta cor- rendo la madre da Bologna - Credo di averti seccato ben bene, ma è colpa tua, e non devi pren- dertela con me. Del resto la sig. Tota è morta, Toscino è morto ec. ec. Ma quello che non è morto è il mio grande amore per te, anzi il nro, che tutti ti vogliamo tanto tanto bene. Ma tu già lo sai, e ce ne vuoi altrettanto, non è vero? - Addio, Muccetto, addio. E la Cresto- mazia? A proposito di q.'° libro, ho sre dimenticato di suggerirti, ovvero di ricordarti solamente la traduz.c della Fenice di Claudiano del Bracci da Recanati in 35 ottave, e ciò per parte di babbo che me lo disse fino da quando seppe che volevi metter mano all’Antologia poetica ec. - Per poterli cercare altrove se tu non li hai, dimmi un poco se sono con te sei quaderni d.1" Spettatore, che ci mancano. Addio, caro Giacomuccio mio. Tu non vedi certo la neve come pur troppo la vediamo noi da due giorni.

1220. Di Adelaide e Ferdinando Maestri.
Parma 19 Feb.° [1828]

Amico carissimo. Oggi è l’ultimo giorno di carnevale. Tutti sono fuori di casa, e fuori di se. Chi corre da una parte, chi dall’altra, e chi va sul corso a sbalordirsi fra ’l romore delle carrozze, e i fischi, e gli urli, e lo schiamazzo del popolo. Io, invece, me ne sto qui sola vicina al camminetto scrivendo a Voi; e certamente il piacere che ne provo è tale che io non vorrei cambiarlo con quello di che vi ho fatto