Mio caro amico.
Senza far torto all’Epistola, ti dico che il poemetto1 mi è
piaciuto anche di più. Ma senza far torto all’uno nè all’altra,
mi è dispiaciuto più ancora il sentire della tua sanità e di quella
della Nina, che non sieno in buono stato. Voglia Dio che la buona
stagione vi giovi, come io desidero di tutto cuore, e spero. Fa
i miei saluti e raccomandami alla Nina in modo singolare. Anche
a Marchetti e a Costa fa molti complimenti per parte mia; e
così, se la vedi, alla Martinetti. Io dell’inverno non ho patito
nulla, ma non perciò sto bene: gli occhi, fra le altre cose non
vogliono servirmi punto; e perciò sono obbligato a scriver breve.
Ti abbraccio, con tutta l’anima, carissimo mio Pepoli, e ti saluto.
Il tuo Leopardi
1234. |
Ad Antonietta Tommasini. |
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Mia cara Antonietta.
Vi ringrazio della vostra affettuosa ultima, piena di così nobili
sentimenti d’amor patrio. Se tutte le donne italiane pensassero
e sentissero come voi, e procedessero conforme al loro pensare e
sentire, la sorte dell’Italia già fin d’ora sarebbe diversa assai
da quella che è. Non è da sperarsi che tutte vi sieno uguali, ma
è da desiderarsi che molte sieno indotte dal vostro esempio a
rassomigliarvi.
I miei occhi patiscono sempre, e mi sforzano a scriver breve.
Del freddo però non ho patito nulla, anzi forse quest’anno ne
avrei desiderato un poco di più.
Raccomandatemi all’ottimo Professore, e pregatelo a conser-