Pagina:Leopardi - Epistolario, Bollati Boringhieri, Torino 1998, II.djvu/228

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1233. A Carlo Pepoli.
Pisa 19 Marzo 1828.

Mio caro amico. Senza far torto all’Epistola, ti dico che il poemetto1 mi è piaciuto anche di più. Ma senza far torto all’uno nè all’altra, mi è dispiaciuto più ancora il sentire della tua sanità e di quella della Nina, che non sieno in buono stato. Voglia Dio che la buona stagione vi giovi, come io desidero di tutto cuore, e spero. Fa i miei saluti e raccomandami alla Nina in modo singolare. Anche a Marchetti e a Costa fa molti complimenti per parte mia; e così, se la vedi, alla Martinetti. Io dell’inverno non ho patito nulla, ma non perciò sto bene: gli occhi, fra le altre cose non vogliono servirmi punto; e perciò sono obbligato a scriver breve. Ti abbraccio, con tutta l’anima, carissimo mio Pepoli, e ti saluto. Il tuo Leopardi

1234. Ad Antonietta Tommasini.
Pisa, 19 marzo 1828.

Mia cara Antonietta. Vi ringrazio della vostra affettuosa ultima, piena di così nobili sentimenti d’amor patrio. Se tutte le donne italiane pensassero e sentissero come voi, e procedessero conforme al loro pensare e sentire, la sorte dell’Italia già fin d’ora sarebbe diversa assai da quella che è. Non è da sperarsi che tutte vi sieno uguali, ma è da desiderarsi che molte sieno indotte dal vostro esempio a rassomigliarvi. I miei occhi patiscono sempre, e mi sforzano a scriver breve. Del freddo però non ho patito nulla, anzi forse quest’anno ne avrei desiderato un poco di più. Raccomandatemi all’ottimo Professore, e pregatelo a conser-