Pagina:Leopardi - Epistolario, Bollati Boringhieri, Torino 1998, II.djvu/231

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nervi, quel non potere digerire, non ostante il moto, e la dieta, mi danno moltissima pena. Ma perchè non ne scrivete qualche cosa al mio papà? A lui procurereste il piacere di fare alcuna cosa per Voi; a noi maggior quiete sul conto vostro. Di me non vi scrissi nulla nell’ultima lettera, perchè io era troppo occupata dal desiderio di vostre notizie, il che non lasciavami campo di pensare a darvi le mie. Ma nell’altra che si è smarrita per la posta, io vi parlava appunto e della mia salute, e delle mie occupazioni. Era mai da dubitarsi che io non avessi ciò fatto, dopo quelle minacce che mi faceste di non scrivermi più? A ogni modo voi avete voluto lasciarmi priva per tre mesi interi dei vostri caratteri. Se voi non mi avete scritto per punirmi del mio silenzio, io sarei meno dolente, che se lo aveste fatto per avermi dimenticata. Ma lasciamo andare il passato, e adesso che finalmente ho potuto sapere qualche cosa di voi, potrò parlarvi un’altra volta di me. Della mia salute vi dirò che fin qui non posso esserne scontenta. E vero che nell’in- verno ho avuto qualche volta o costipazione o mal di gola, ma il male è stato sì lieve da non dover far uso nè eli salassi nè di rimedj. Nè Tes- ser io in casa l’ultimo giorno di carnevale vi doveva essere indizio di poca salute, perchè sapete che per mia inclinazione io sto in casa mol- tissimo. Do qualche tempo alle cure domestiche, altro all’istruzione della mia Clelietta, e quello che mi rimane libero lo spendo nei diver- timenti, cioè ora studiando qualche buon libro e principalmente i vostri, ora scrivendo, per mio trattenimento, quelle cose che mi detta la fan- tasia, ed ora la musica. E così vado fuggendo l’ozio per fuggire la malin- conia. Desidero, che la violetta, nunzia di primavera, lo sia pure del vostro vicino ritorno a Bologna. Sul finire di aprile, o nel principio di maggio spero che potrò esservi io pure. Io vado affrettando col desi- derio l’arrivo di quei giorni, siccome carissimi. Se mi scrivete, come io spero, ditemi qualche cosa intorno ai vostri progetti. Taverna e Colombo vi ringraziano della memoria che serbate di loro, e vi ricam- biano i più cordiali saluti. Ferdinando pure vi saluta caramente; Cle- lietta caramente vi bacia. Addio, Addio di tutto cuore. La vostra Aff.ma Adelaide.