24. ci ha visitati con una grandine sterminatissima, della cui ferocia
non si era mai concepita l’idea. Erano sassi, non acqua condensata,
e li accompagnava un vento devastatore. Dove ha colpito ha condotto
il Gennajo, e non ci è più vestigia dell’annuale vegetazione. Ha rotti
anche molti alberi, e tetti, e fenestre e tutto. Alla casa nostra ha ster-
minati undici Poderi nel territorio di Castello, e nella contrada di
Monte Fiore, con un danno di circa mille scudi. Ringraziamo Iddio
perchè ci resta di che vivere. Altri hanno sofferto di più. In città non
fece rumore.
Gli Antici arrivarono la sera delli 22: stanno bene, vi salutano, e
sperano di rivedervi.
Come credo di avervi detto, tradussi l’atto di S. Girio da un vec-
chio Manoscritto Latino, che poi trovai stampato. Ho tradotte le
Legende di S. Vito e di S. Giuliano dal noto Legendario di Fra’ Gia-
como da Voragine [sic]. Ruth dalla Scrittura. Gli Ammonimenti sono
del tutto miei. Anche qua; in Roma, e Bologna quel libretto va tro-
vando buona accoglienza. Se mai lo nominasse l’Antologia mi farete
molto piacere collo spedirmene il Fascicolo.
Addio mio caro Giacomo. Jeri, giorno del vro natale, domandai
particolarmente a Dio la salute, vostra temporale ed eterna. Oggi vi
benedico come sempre con tutto il mio cuore
Il vro Affmo Padre
Se di quel libretto1 volete altre copie, scrivetelo.
1297. |
Di Antonietta Tommasini. |
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Bologna adi 30 Giugno 1828 |
Caro Amico.
Dopo la lettera diretta all’Adelaide non mi sofferì l’animo di più
tardare a scrivervi. Oh mio amico voi non sapete quanto siete amato
da tutti noi, e quindi v’è tolto il conoscere in quanta afflizione noi
viviamo da che ci avete fatti consapevoli della vostra misera situazione!
Tolga Dio i miei giorni anzi che io dovessi sopravvivere alla disgrazia
di che ci minacciate... A quelle vostre parole sento che mi si stringe
il cuore, e piango a calde lagrime. Datevi pace pel bene de’ vostri amici.