Pagina:Leopardi - Epistolario, Bollati Boringhieri, Torino 1998, II.djvu/322

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parte, e per l’altra dal suo dovere verso di loro, non fosse stra- scinato dall’entusiasmo e dalla disperazione a concepire qual- che risoluzione funesta contro se stesso. Il carattere fermo di Carlo, che io conosco benissimo, dà luogo a questo dubbio, che io non posso a meno di comunicare a Lei, perchè essendo in presenza, Ella osservi gli andamenti di Carlo con questa mira. Non posso esprimerle quanto questa imaginazione che mi vie- ne ora (e che sarà forse un sogno), mi travagli e mi faccia su- dare; massimamente considerato l’assoluto silenzio di Carlo verso di me. Quanto alle camere, mi par difficile di potermi determinare senza essere sul luogo, e però non vorrei che Ella facesse per ora alcuna mutazione. Intanto la ringrazio con tutto il cuore della sua bontà. La mia salute è passabile. Le bacio la mano col- l’anima. Il suo Giacomo.

1363. Di Giovanni Rosini.
[Pisa, 12 Sett.e 1828]

Io sono come i Barberi al Canapo - Non posso venir costà se Poe- rio non mi dà la via -. Intanto vi mando la fine del Capitolo 22 - e nella prossima tutto il 23. Il 24 e il 25 1 poi staranno un pezzo sul cantiere -. Salutate gli amici. G.R. 12 Sett.c 1828 P.S. 11 Carattere dell’lnquisitore di Firenze è vero - è Io stesso che trattò umanamente il Galileo, e n’ebbe le busse.