Pagina:Leopardi - Epistolario, Bollati Boringhieri, Torino 1998, II.djvu/353

Da Wikisource.

Italia. Con chi parlerai costì? Non si può durare eternamente in silen- zio, chi ha pur molti pensieri in capo. Duoimi assai assai della tua salute: pregoti di averne molta cura: e forse la diligenza continua allevierà per lo meno il male. Ma costì qual rimedio contro la malinconia? la solitudine non è buona; se non talvolta per aver quiete a meditare qual- che gran lavoro. Agl’infermi è rea. Sono stato trattenuto nella lugu- bre Piacenza molto più che non credevo: e questa volta ne sono stato più contento del solito. La mia salute è sufficiente: le notti sempre tormentose (e non ci trovo rimedio) i giorni tolerabili, e senza dolore, ma con fiacchezza pel tormento delle notti. Non posso applicare: ma già vi sono assuefatto. Domanderò a Vieusseux il libro del Manno,2 ch’ei non mi diede. Non mi sono incontrato col Gioberti; del quale ho sentito dir molto bene. Consola di qualche riga la buona Adelaide Maestri (a Parma, dove ora è anche la madre) poiché ti scrissi già che desideravano con grande ansietà tue nuove. Salutami cordialmente Paolina e Carlo. Quando puoi senza disagio, scrivimi, scrivimi, le tue lettere mi sono preziose: e vorrei poterti persuadere a ritornare qui; dove certamente sei conosciuto quel che vali, e riverito, e amato. Di me non ti parlo: ben sai s’io posso mutar nè di mente nè di cuore. E con tutta l’anima ti abbraccio e ti desidero. Fammi un cenno d’aver avuto questa e la precedente; perchè altri- menti sarei inquieto, pensando quante altre ne andavano già perdute. Addio addio.

1406. Di Antonio Ranieri.
Firenze li 18 dicembre 1828

Carissimo Conte Divisavo darvi di Venezia le mie prime nuove; e così vi avrei detto pure che a me pareva di sì famosa città. Ma Cesare non ha voluto. Valicato il Po, avevamo1 appena fermo il piede sull’altra riva, ed ap- pena avevamo spiegati i nostri passaporti, quando un cagnotto tran- zesco ci ha intimato di retrocedere, sì come a persone della meriggia parte d’Italia le quali lo ’mperadore non ama che molto usino co’ suoi fedeli sudditi lombardo-veneti. Obbligati dunque di tornare a Ferrara e poscia a Bologna, ivi quei tanto gentilissimi che tanta fresca e cara