1408. |
Ad Adelaide Maestri. |
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Recanati, 31 dicembre 1828. |
Mia cara Adelaide.
La lettera vostra e della Mamma e dell’ottimo ed egregio
Avvocato, mi giunge, se è possibile, più cara delle altre, perchè
aspettata molto e desiderata, dopo il silenzio di tanti mesi. Io
ne ringrazio voi, e voi ne ringrazierete per me la cara Anto-
nietta (alla quale raccomando la cura della sua salute), e il nostro
Ferdinando, il quale godo che sia ristabilito in sanità, e prego
a guardarsi diligentemente dal ricadere. Che la salute vostra sia
sufficiente, mi consola assai: vorrei che fosse perfetta; ma un
animo come il vostro non può abitare in membra gagliarde. La
mia famiglia sta bene; ringrazia voi e la Mamma de’ saluti gen-
tili, e vi riverisce di cuore. Lo stato della salute mia è l’ordina-
rio; e questo valga a dispensarmi dall’entrare in una materia che
mi annoia. Quanto a Recanati, vi rispondo ch’io ne partirò, ne
scapperò, ne fuggirò subito ch’io possa; ma quando potrò? questo
è quello che non vi saprei dire. Intanto siate certa che la mia
intenzione non è di star qui, dove non veggo altri che i miei
di casa, e dove morrei di rabbia, di noia e di malinconia, se di
questi mali si morisse. Dite per me un milione di cose all’incom-
parabile, all’amabilissimo Papà: baciate in mio nome i bambini.
Io vengo godendo il tabacco donatomi da voi: gl’intendenti di
qui lo giudicano eccellente e prelibato, e questa è una delle poche
cose in cui convenghiamo insieme i miei cittadini ed io.
Ditemi una cosa. Credereste voi che si potesse trovare costà
in Parma un impiego letterario onorevole, e di non troppa fatica;
tale, che si potesse accordare colla mia salute? Fatemi la grazia
d’informarvene, pianamente, e senza mettere innanzi il mio
nome, se non quanto portasse la necessità.
Addio, mia cara: amatemi, come io v’amo e scrivetemi.
Riveritemi Colombo e Taverna.
Il vostro Leopardi.