Pagina:Leopardi - Epistolario, Bollati Boringhieri, Torino 1998, II.djvu/367

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io viva del mio; voglio dire, non di quel di mio padre; perchè mio padre non vuol mantenermi fuori, e forse non può, attesa la scarsezza grande di danari che si patisce in questa provincia, dove non vale il possedere, e i signori spendono le loro derrate in essere, non trovando da convertirle in moneta; ed atteso ancora che il patrimonio di casa mia, benché sia de’ maggiori di queste parti, è sommerso nei debiti. Ora, io non posso viver del mio se non lavorando molto; e lavorar molto con questa salute non potrò più in mia vita. Perciò m’è convenuto sciorini dagli obblighi ch’io aveva contratti collo Stella, e perdere quella prov- visione che aveva da lui, e che mi bastava per vivere competen- temente: erano, come credo che sappiate, venti scudi romani (diciannove fiorentini) al mese. Se io trovassi un impiego da faticar poco, dico un impiego pubblico ed onorevole (e gl’im- pieghi pubblici sogliono essere di poca fatica) volentieri l’ac- cetterei: ma non posso trovarlo qui nello Stato, dove ogni cosa è per li preti e i frati; e fuori di qui che speranza d’impieghi può avere un forestiero? I miei disegni letterarii sono tanto più in numero, quanto è minore la facoltà che ho di metterli ad ese- cuzione; perchè, non potendo fare, passo il tempo a disegnare. I titoli soli delle opere che vorrei scrivere, pigliano più pagine;1 e per tutto ho materiali in gran copia, parte in capo, e parte gittati in carte così alla peggio. Di questi titoli potrò spccificar- vene alcuni, se voi vorrete, e quanti vorrete in altra lettera: que- sta è già troppo lunga. Vogliatemi bene, e scrivetemi, come mi promettete. Se vedete il professor Doveri,2 fatemi grazia di salutarlo per parte mia. Vi abbraccio carissimamente.

1418. Di Giacomo Tommasini.
Parma 16 Genn.0 1829

Mio caro Conte Leopardi Io mi trovo in Parma fin dalla fine di Novembre; e ciò per una grave malattia più volte recidiva, da cui è affetto questo Maresciallo