Mio caro Generale
Certo, se io tornerò a Firenze, e voi vivrete in città, saremo
insieme moltissimo, e quasi convivremo. Oh, voi mi date pure
una bella speranza. Ma per ora (perdonatemi) non voglio spe-
rar nulla, per non rischiar di cadere da troppo grande altezza:
e poi sono assuefatto a sperar poco bene, e di rado trovarmi
ingannato. Nella vostra Storia, non veggo che servigi io vi potessi
prestare, altro che pedanteschi. In questo genere vi servirei volen-
tierissimo; e per abbreviare a voi la fatica e scemar la noja, farei
tutto quel che voleste. Io non vi desidero altro che buona salute
e buona volontà: che voi siete in tempo, non solo di terminare
la vostra opera, lavorando ancora a tutto agio, ma di vederne
e sentirne e goderne la fama lungamente. Della civiltà, son con
voi: e se dico che resta ancora molto a ricuperare della civiltà
degli antichi, non perciò intendo negare, nè anche volgere in
dubbio, che la moderna non abbia moltissime e bellissime parti
che l’antica non ebbe.
Il trattato Della natura degli uomini e delle cose, conterrebbe
le questioni delle materie astratte, delle origini della ragione,
dei destini delPuomo, della felicità e simili: ma forse non sarebbe
oscuro, nè ripeterebbe le cose dette da altri, nè mancherebbe
di utilità pratica. Seguita la notizia de’ miei Castelli in aria.
Storia di un’anima. Romanzo; che avrebbe poche avven-
ture estrinseche e queste sarebbero delle più ordinarie; ma rac-
conterebbe le vicende interne di un animo nato nobile e tenero,
dal tempo delle sue prime ricordanze fino alla morte.
Caratteri morali.
Paradossi. Non quelli di Cicerone, nè quei del Zanotti,2 nè
di quel genere: più lontani dall’opinione, e non meno veri.
Lezioni, o Corso, o Scienza, del senso comune. Cioè del modo
più naturale, più ragionevole e più retto, di pensare intorno alle