Pagina:Leopardi - Epistolario, Bollati Boringhieri, Torino 1998, II.djvu/401

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non potrò volare a vedervi, io sentirò anticipatamente le angoscie della morte. Credevo riservato ai miei Figli il dolore di separarsi da mè quando cederò alla natura, ma Iddio mi ha destinato quello indicibile di perdere i miei figli prima di lasciare la vita. Sia benedetta la Sua Sma volontà. Pure se non il cuore, almeno la mente potrebbe convenire nella vra deliberazione, quando vi conoscessi nella necessità di procurarvi uno stabilimento, ma appunto di questa necessità io non ravviso neppure un ombra [sic]. Voi siete moderatissimo ne’ desiderii, e discretissimo nelle esigenze, per cui nella casa vostra non soffrite mancanze. Cono- sco che in ogni anno, o almeno in ogni due anni può convenirvi un viaggetto di qualche mese, ma a questo io potrò moderatami sup- plire, e molto più se Iddio, come spero, mi libera dalle mani di questo Moroni. Alla Mamma poi potete domandare la minuta del mio testa- mento già fatto, e in esso vedrete come ho proveduto allo stato vro per dopo la mia morte. Quale è dunque quella necessità che vi impone di abbandonare il tetto paterno, di allontanarvi dalle braccia di quelli che vi amano tanto, e di cercare altrove un pane servile, lasciando quello che avete in casa vra somministratovi dalla natura, e condito da quel- l’amore, e da quelle carezze di cui dovrete dimenticare per fino la immagine? Infine io non sò nè quali catedre vi vengono esibite, nè da quali emolumenti siano accompagnate; ma sò, e ritenetelo come il vaticinio di un Padre, che voi non vi ci troverete contento, che la vostra salute ne soffrirà, e che in fine dell’anno le vre fatiche, i vri stenti, e gli emo- lumenti vostri non vi avranno procurato niente di più di quello che già tenete. Ripeto Giacomo mio che voi siete in piena libertà di risolvere, e il partito che prenderete sarà accompagnato dalla mia benedizione; ma un padre parlando al suo primogenito non doveva mascherare il proprio cuore. Bensì intorno a questo mestissimo argomento, tratte- netemi il meno che potete. Andarò indubitatam.1' da Mons.r Mai, e gli darò i vri saluti. Fui come vi scrissi da Mons/ Muzzarelli, ma non essendo egli tornato da mè, non ho avuto occasione di tornare da lui. Nulladimeno quando io sia meglio rimesso andrò a rivederlo. Addio carissimo Giacomo mio. Conobbi che l’Euripide doveva essere opera pregievole e la presi espressamente per voi. Qui in punto libri potrebbero farsi tesori, ma perchè i desiderii dell’uomo debbono