Pagina:Leopardi - Epistolario, Bollati Boringhieri, Torino 1998, II.djvu/414

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con voi del vostro modo di scrivere, che mi par chiarissimo e naturalissimo, e vi pregai di non voler più indugiarvi a parteci- pare al pubblico qualche frutto dell’ingegno, e della dottrina vostra, rari assai l’uno e l’altra. Molte altre cose vi dissi, delle quali ora non mi ricordo. Sopra tutto vi raccomandai la salute; e di questa veramente sto in pena: quantunque mi persuada che la mia lettera non vi sia mai capitata, e che da questo nasca il vostro silenzio, non da indisposizione. Se la presente vi arriva, scrivetemi più presto e più lungamente che potete; e ditemi degli studi, e dello stato vostro. Vieusseux da Firenze mi domanda di voi, vi saluta, desidera qualche vostro articolo per l’Antolo- gia e vorrebbe che costì, potendo, gli trovaste associati. Mio padre, tornato adesso da Roma,2 vi saluta caramente; e così gli altri miei. Giordani, al quale ho scritto di voi più volte, vi stima assai pel molto bene che ha sentito di voi da chi vi conosce. Addio caro Gioberti. Salutate gli egregi M. e D.' Amatemi quanto io v’amo; e non sarà poco; perchè io v’amo quanto voi valete. 11 vostro Leopardi.

1460. Di Pietro Colletta.
Firenze 18. Aprile 1829

Amico mio caro. Rispondo tardi al vostro foglio del marzo; ma crediate che nessun giorno è passato che io non abbia pensato a Voi, ed operato in vostro servizio. Sarebbe lungo a dire quante speranze sono sorte e mancate: l’ateneo di Livorno è ancora incerto: parecchie cattedre da stabilirsi a Firenze per testamento del Conte Bardi sono ancora in speranza, perchè avviluppate colle liti e dubbiezze del patrimonio: carica di biblio- tecario non vaca; e vacando, certo numero di preti fiorentini sta vigi- lante alla portiera. Ma permettete che io vi scriva come fratello a fratello; e per mag- giore verisimiglianza, come padre a figlio: Voi rispondete sinceramente, a cuore aperto. Non potreste far Voi come fece il Botta? Ossia, rice-