segno che voi non abbiate avuta la mia risposta, la quale fu pron-
tissima; se però non fosse, come dubito, che l’abbiate ricevuta
in fatti, ma ve la siate dimenticata. Da Firenze io aveva già
notizia del successo felice del vostro romanzo, del quale mi ral-
legro, benché non mi riesca nuovo. Critiche se ne faranno sicu-
ramente, e infinite; cioè tante, quanti saranno i lettori, che si
crederanno giudici: ma qual’è l’opera che non si critichi? Fio
piacere che siate intorno alla Strozzi, ma non vorrei che perciò
trascuraste affatto il vostro poema,2 il quale, continuato e
finito come l’avete condotto fin qui, riuscirà certamente una
bella cosa. Ricevuto che avrò da Bologna l’esemplare che mi
significate, farò quel che volete voi: ma la faccenda andrà in
lungo, perchè qua le spedizioni arrivano in capo a qualche anno.
Salutate tanto tanto la Lauretta: anche mad. Vaccà, Mad. Mason,
e Carmignani. Le mie nuove sono, ch’io vivo qui mezzo dispe-
rato; anzi non vivo, ma scoppio di rabbia e di noia ogni giorno.
Non fo nulla, nè spero nulla. Addio: vogliatemi bene, e ricor-
datemi ai vostri.
Affmo amico
Leopardi
1462. |
Di Giovanni Rosini. |
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Amico Carmo
Stamane ricevo la vostra de’ 19, e subito rispondo. - Potete ben
credere che una lettera di voi non si dimentica; sicché convien cre-
dere smarrita quella del gennajo passato. - Veniamo a nos moutons.
Benché l’approvazione d’un uomo come voi mi valesse ben cento
e cento plausi, e mi fosse pegno sicuro di un qualche successo: temeva
gli effetti della prevenzione: e questa, ad onta di un grido generale,
urla a sua posta, e scrive, e provoca di Lombardia scritti, che dicono
orrori. Figuratevi che uno disse che avevo scritto la storia dei bini -l
un altro che questo non era un romanzo ma un viaggio ec. ec. ma io