Pagina:Leopardi - Epistolario, Bollati Boringhieri, Torino 1998, II.djvu/478

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1519. Ad Antonio Fortunato Stella.
Recanati 17 Febbraio 1830.

Signore ed Amico mio cmo Quanta consolazione mi ha recata il suo foglio dei 30 Gen- naio dopo un silenzio sì lungo! Ma certo bisogna aversi una estrema cura in quest’orrido inverno. Lo stato infelice della mia testa non mi permette nè di scrivere, nè di dettare se non con grandissima fatica: però sarò breve. Spero che la sua anzi nostra Manetta (colla quale mi congra- tulo cordialmente) non mi farà il torto nè di passare per Reca- nati senza sceglierlo per luogo di fermata, nè di cercare qui altro alloggio che la casa del suo buon amico; il quale con sommo pia- cere farà pur la conoscenza, del novello sposo. Dell’Epitteto (e così dei discorsi morali d’Isocrate) ripeto ch’ella dee disporre a pieno suo piacimento. Quei manoscritti sono suoi e non miei. Non amerei che fossero pubblicati nella Raccolta progettata in Venezia, dove necessariamente andreb- bero perduti in una quantità di altre traduzioni, molte delle quali naturalmente pessime: ma questo ancora è in sua facoltà. Sola- mente desidererei: 1° s’Ella si risolvesse di pubblicarli in qua- lunque modo, esserne informato e potere avere qualche parte nella correzione delle prove; 2° ch’Ella provvedesse in maniera che quei Manoscritti (che sono unici) in nessun caso potessero andare smarriti, come andò quello del Saggio sopra gli errori popolari degli antichi. Ella si ricordi dell’amore che mi ha portato, e di quello ch’io porto a Lei, al quale ho tanti e tanti obblighi, che vorrei bene poter saldare con altro che con parole. Saluto caramente la sua degna ed amabilissima famiglia, e mi ripeto coll’anima

Suo cord.™ s.re ed Amico
G. Leopardi