Pagina:Leopardi - Epistolario, Bollati Boringhieri, Torino 1998, II.djvu/595

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1663. A Caterina Franceschi Ferrucci.
[s.d., ma Roma, 18 ottobre 1831]

Pregiatissima e chiarissima Signora. Infinite grazie io le debbo della gentilissima sua de’ 20 di Settembre, recapitatami dal cavalier Sauli. Non ho risposto prima d’ora, perchè quando ebbi la lettera, io era per partire da Firenze; e venuto qua, poche ore libere ho avute fino al presente. Mi duole assai di non aver potuto, per esser prossimo alla partenza, godere della conversazione del cav. Sauli quanto avrei voluto, nè servirlo in cosa alcuna, come avrei grandemente desiderato di fare, per mostrargli la stima che ho di lui, ed il pregio in cui tengo quella che si è compiaciuta d’indirizzarmelo. Se gli scrive, mi scusi Ella con lui (la prego), e diagli a conoscere quanto mi sia stata cara l’occasione avuta di acquistare la sua amicizia, la quale desidero che egli mi conservi sì lungamente come io ser- berò la memoria sua. Delle cose tanto gentili che Ella mi dice, non toccherò nulla, perchè l’accettarle e il rifiutarle potrebbe ugualmente parer superbo. E per verità la sua lode facilmente potrebbe farmi insu- perbire, venendo da persona così Iodata, e d’animo così leggia- dro. Piacesse a Dio che mi si desse l’opportunità di mostrarle col fatto quanta gratitudine io le porti di tanta sua bontà. Non parlo della stima e dell’ammirazione che mi cagionano il suo ingegno e le sue virtù, non volendo correr pericolo di offen- dere la sua candida e ingenua modestia. Si compiaccia ricor- darmi al suo valentissimo consorte,1 e di tenermi raccoman- dato alla sua amicizia; e così egli come la S.“ Vostra mi tengano da ora innanzi per loro cordialissimo e devoto servo. G. Leopardi