Pagina:Leopardi - Epistolario, Bollati Boringhieri, Torino 1998, II.djvu/602

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Io ho detto costì, prima di partire, a chiunque ha voluto saperlo, e dico qui a tutti, che tornerò a Firenze, passato il freddo; e così sarà, se non muoio prima. Questo amerei che ripe- teste a chi parla di prelature o di cappelli, cose ch’io terrei per ingiurie se fossero dette sul serio. Ma sul serio non possono esser dette se non per volontaria menzogna, conoscendosi benissimo la mia maniera di pensare, e sapendosi ch’io non ho mai tra- dito i miei pensieri e i miei principii colle mie azioni. Mille cordialissimi saluti all’ammirabile Gino, a Montani, a Capei, a Forti; e poi a tutti quelli che possono aver caro un saluto fatto in mio nome. A Giordani ho scritto poco fa.1 Ranieri vi saluta affettuosamente e vi ringrazia della memoria. Addio, caris- simo Vieusseux: vi abbraccio col cuore, e vi prego a volermi bene. II vfo Leopardi.

1670. A Carlotta Medici Lenzoni.
Roma, 29 ottobre 1831.

Signora ed Amica pregiatissima, La ringrazio senza fine della carissima sua dei 14, alla quale rispondo tardi perchè mi sono trovato e mi trovo propriamente oppresso da visite e da cerimonie che non mi lasciano riposare. Tra gli altri dispiaceri miei nel partir da Firenze, è stato quello di non aver potuto salutar Lei al suo ritorno da Parigi, nè par- lar lungamente con Lei del suo viaggio, nè godere questo inverno della sua conversazione. Dico questo inverno, perchè in verità non mi è mai venuto in capo di stabilirmi in Roma, come le hanno detto costì; e l’hanno detto senza mia colpa, perchè prima di partire, io ho pur lasciato detto a chiunque ha voluto saperlo, che passato il freddo sarei tornato a Firenze. E ora le ripeto che se non muoio prima (cosa desiderabile molto, ma non proba- bile), io certissimamente in Febbraio o Marzo tornerò a Firenze. Che se dessi ascolto alla noia che mi fanno questi costumi ran- cidi, e il veder far di cappello a preti, e il sentir parlar di emi-