Io ho detto costì, prima di partire, a chiunque ha voluto
saperlo, e dico qui a tutti, che tornerò a Firenze, passato il
freddo; e così sarà, se non muoio prima. Questo amerei che ripe-
teste a chi parla di prelature o di cappelli, cose ch’io terrei per
ingiurie se fossero dette sul serio. Ma sul serio non possono esser
dette se non per volontaria menzogna, conoscendosi benissimo
la mia maniera di pensare, e sapendosi ch’io non ho mai tra-
dito i miei pensieri e i miei principii colle mie azioni.
Mille cordialissimi saluti all’ammirabile Gino, a Montani, a
Capei, a Forti; e poi a tutti quelli che possono aver caro un saluto
fatto in mio nome. A Giordani ho scritto poco fa.1 Ranieri vi
saluta affettuosamente e vi ringrazia della memoria. Addio, caris-
simo Vieusseux: vi abbraccio col cuore, e vi prego a volermi bene.
II vfo Leopardi.
1670. |
A Carlotta Medici Lenzoni. |
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Signora ed Amica pregiatissima,
La ringrazio senza fine della carissima sua dei 14, alla quale
rispondo tardi perchè mi sono trovato e mi trovo propriamente
oppresso da visite e da cerimonie che non mi lasciano riposare.
Tra gli altri dispiaceri miei nel partir da Firenze, è stato quello
di non aver potuto salutar Lei al suo ritorno da Parigi, nè par-
lar lungamente con Lei del suo viaggio, nè godere questo inverno
della sua conversazione. Dico questo inverno, perchè in verità
non mi è mai venuto in capo di stabilirmi in Roma, come le
hanno detto costì; e l’hanno detto senza mia colpa, perchè prima
di partire, io ho pur lasciato detto a chiunque ha voluto saperlo,
che passato il freddo sarei tornato a Firenze. E ora le ripeto che
se non muoio prima (cosa desiderabile molto, ma non proba-
bile), io certissimamente in Febbraio o Marzo tornerò a Firenze.
Che se dessi ascolto alla noia che mi fanno questi costumi ran-
cidi, e il veder far di cappello a preti, e il sentir parlar di emi-