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Di Adelaide e Ferdinando Maestri. |
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Egregio Sig.' Conte
Molte volte mi sono posta in animo di scriverle pregandola a darci
sue nuove tanto desiderate da noi. Ma pur troppo accade più sovente
che non vorremmo eli trovarci nella dura impossibilità di mettere ad
effetto i desideri nostri, quantunque, considerati da lungi, sembrano
facili ad eseguirsi. Non voglio tuttavia trattenerla con descrizioni spia-
cevoli di ciò che mi ha tolto di scriverle. Le dirò che appena arrivati
in Bologna, e non sono che tre giorni, abbiamo letta con grande sod-
disfazione la lettera ch’Ella scrisse alla mia mamma, nella quale le piace
ricordarsi di noi:1 il che ci è riuscito sommamente grato. Ma che
posso mai dirle intorno al rincrescimento che proviamo perchè non
si trovi qui Ella pure! Non passa giorno che noi non ricordiamo la sua
dotta conversazione, i suoi modi gentili, e le bellissime cose che ci ha
lette di verso e di prosa. Siamo invero tutti dolenti di questa sua
assenza. A molti forse recherebbono sorpresa le mie parole conside-
rando il breve tempo che io ebbi la fortuna di vederla. Ma certi affetti
crescono non tanto in ragione del tempo, quanto dell’oggetto che li
fa nascere. La sublime amicizia deriva da alta stima che si abbia del-
l’ingegno e del cuore dell’amico, e questo affetto dolcissimo era forte-
mente sentito da noi, molto prima che ci fosse dato di conoscerla di
persona. Non deve dunque meravigliare se in pochi dì Ella ha saputo
inspirarci tale affezione, a cui per altri non basterebbero gli anni. Oh
ci sarebbe pure cosa gradita, sopra quello che possa dirsi, s’Ella tor-
nasse in Bologna intanto che ci siamo noi pure. Resteremo qui ancora
un mese. Nelle sue lettere dice che il freddo l’allontanò di Bologna.
La tepida primavera, e questi colli ora ridenti devono, io spero, invi-
tarla a ritornarvi, come tutti noi la invitiamo con vivo desiderio. Con-
servi a sè la preziosa salute: a noi la sua benevolenza, e mi creda
Sua Obblma ed aff.m" Serva ed Amica.
Adelaide Maestri.
La mammà m’incarica di riverirla distintamente, e non le scrive
per averlo fatto quindici giorni sono.