Pagina:Leopardi - Epistolario, Bollati Boringhieri, Torino 1998, II.djvu/682

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fessa di buona fede, non sono stati però mai tali, ch’io dovessi nè debba nè voglia disapprovarli. Il mio onore esigeva ch’io dichiarassi di non aver punto mutato opinioni, e questo è ciò h’io ho inteso di fare ed ho fatto (p[er] quanto oggi è possibile) in alcuni Giornali. In altri non mi è stato permesso. Credo ch’Ella approverà la mia risoluzione. Altre cose le direi e le racconterei in tal proposito, ma i miei occhi sono troppo affaticati, e la posta parte. Forse in altra lettera tornerò sopra questo argomento. Le bacio la mano, e le chiedo di tutto cuore la benedizione. Il suo Giacomo.

1754. A Pietro Brighenti.
[Firenze] 31 Maggio [1832]

Mio carissimo Brighenti, Non ci sarà facile servire il Sig. Leopoldo e la Signora Nanna, padrone e padrona, in ciò che desiderano, perchè nè Ranieri nè io abbiamo l’onore di conoscere questa Signora Del Sere, neppur di vista, perchè non andiamo al teatro. Nondimeno, se qualche occasione inaspettata si presenterà, non mancheremo di approfittarcene; e ad ogni modo la condizione della casa di cotesti Signori è tale, che anche arrivata a Roma la Signora Del Sere, sarà facile determinarla sul momento a preferir quell*al- loggio ad ogni altro, come credo che la cosa andasse con voi. - Nessun debito hai tu per le lettere che io feci voltare costà, per- chè il voltare le lettere qui non costa nulla. - Ranieri ti saluta molto. Piacciati di fare i suoi ed i miei complimenti alle tue Signore, ed al buon Muzzarelli. Spero che tu ripasserai di Firenze, e sono impaziente di rivederti. Addio, addio, voglimi sempre bene. Scrivo in fretta. Il tuo Leopardi.