Pagina:Leopardi - Epistolario, Bollati Boringhieri, Torino 1998, II.djvu/857

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1957. A Monaldo Leopardi.
Napoli 9 Marzo 1837

Mio caro Papà Non ho mai ricevuto riscontro a una lunga mia di Decem bre passato,1 nè so con chi dolermi di questo, perchè la nostra posta è ancora in tale stato, che potrebbe benissimo trovarvisi da qualche mese una sua lettera per me, e non essermi stata mai data. Io, grazie a Dio, sono salvo dal cholèra, ma a gran costo. Dopo aver passato in campagna più mesi tra incredibili agonie, correndo ciascun giorno sei pericoli di vita ben contati, immi- nenti, e realizzabili d’ora in ora; e dopo aver sofferto un freddo tale, che mai nessun altro inverno, se non quello di Bologna, io aveva provato il simile; la mia povera macchina, con dicci anni di più che a Bologna, non potè resistere, e fino dal princi pio di Decembre, quando la peste cominciava a declinare, il ginocchio colla gamba diritta, mi diventò grosso il doppio del l’altro, facendosi di un colore spaventevole. Nè si potevano con sultar medici, perchè una visita di medico in quella campagna lontana non poteva costar meno di 15 ducati. Così mi portai questo male fino alla metà di Febbraio, nel qual tempo, per l’ec- cessivo rigore della stagione, benché non uscissi punto di casa, ammalai di un attacco di petto con febbre, pure senza potere consultar nessuno. Passata la febbre da se, tornai in città, dove- subito mi riposi in letto, come convalescente, quale sono, si può dire, ancora, non avendo da quel giorno, a causa dell’orrenda stagione, potuto mai uscir di casa per ricuperare le forze con l’aria e col moto. Nondimeno la bontà e il tepore dell’abitazioni- mi fanno sempre più riavere; e il ginocchio e la gamba sì pol- la stessa ragione, sì per il letto, e sì per lo sfogo che l’umore ha avuto da altra parte, sono disenfiate in modo, che me ne trovo quasi guarito. Intanto le comunicazioni col nostro Stato non sono riaperte, e fino a questi ultimi giorni, ho saputo dalla Nunziatura che