Pagina:Leopardi - Operette morali, Milano 1827.djvu/134

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o vf,ro della gloria; ia5 parto d* ogni suo pregio e d* o^ni suo ma, /stero ; tuttavia- tengo per certo che tl massimo numero d$.* suo* lettori e lodatori non iscorge ne’ poemi puoi più che una bellezza per ogru dieci o venti che a me, col molto ri leggeri e meditarli, viene pur fatto di scoprirvi. In vero io mi persuade che F altezza della stima e delia riverenza verso gli scrittori somm i, provenga comunemente, in quelli eziand-o che gl» leggono e trattano, piuttosto da consuetudine ciecamente abbracciata, ohe da giudizio proprio e dal conoscere in quelli per veruna fjuisa un merito tale. Jbi mi ricordo del tempo deMa mia giovanezza: quando io leggenda i poemi di Virgilio con p.sna 1 bert i di ^ludicio da una parte, e nessuna cura dell*autorità de*(lj altri, il che non è comune a molti; e dall’altra parte con imperizia consueta a quella età, ma forse non maggior di quella, cho in moltissimi lettori è perpetua; ricusava fra me stesso di concorrere nella sentenza universale ; non discoprendo in Virj rHo molto maggiori virtù, che ne’ poetf -mediocri. Quasi anche mi maraviglio che la fama di Virgilio sia potuta prevalere a quella di Lucano.* Vedi che la moltitudine de. lettori, non solo nei «je- . coli di giudizio falso e corrotto, ma in quelli au^ cora di sane e ben temperate lettere, è molto più dilettata dalle bellezze groose e patenti, che dalle delicate e riposte; più dall’ardire che dalla verecondia ; spesso eziandio dall’ apparente più che > dal sostanzile; e per l’ordinano pn dal medio ere che dall’ottitno. Leggendo lo Lettere di un