Pagina:Leopardi - Operette morali, Milano 1827.djvu/194

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I I rii Filippo ottonieri. i85 maginativa: la quale, in luogo di alcuna consolazione, non ti pòrge altro che materia di tristezza* E in fine, queste simili disavventure non lasciano luogo alcuno di riposarsi in sul dolore che recano. Dolendosi uno di non so qual travaglio, e dicendo: se potessi liberarmi da questo, tutti gli altri che ho, mi sarebbero leggerissimi a sopportare; rispose: anzi allora ti sarebbero gravi, ora ti sono leggeri. Od Dicendo un altro: se questo dolore fosse durato più, non sarebbe stato sopportabile; rispose: anzi, per l’assuefazione, l’avresti sopportato meglio* E in molte cose attenenti alla natura degli uo^

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mini, si discostava dai giudizi comuni della molti* tudine, e da quelli anco dei savi talvolta. Come, per modo di esempio, negava che al dimandare e al pregare^ sieno opportuni i tempi di qualche insolita allegrezza di quelli a cui le dimando o le preghiere sono da porgere. Massimamente, diceva, quando la instanza non sia tale, che ella, per la parte di chi è pregato o richiesto, si possa soddisfare presentemente, con solo, o poco più che un semplice acconsentirla; io reputa che nelle persone il giubilo, sia cosa, a impetrar che che sia da esse, non manco inopportuna e contraria, che il dolore. Perciocché l’una e Y altra passione riempiono parimente l’uomo del pensiero di se medesimo in guisa, che non lasciano luogo a quelli delle cose altrui. Come nel dolore il nostro male, così nella grande allegrezza il bene, tengono intenti e occupati gli animi, e inetti alla cura dei bisogni.