Pagina:Lettere e testimonianze dei ferrovieri caduti per la patria, 1921.djvu/88

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103 un altro, mi pare d’essere uscito fuori da un altro io chg prima viveva perchè respirava e perchè mangiava Mi par di non esser più alla guerra. Lontano dal solito indispettito scoppiettìo della fucileria e dall’arrabbiato rombo del cannone, si vive una vita direi quasi patriarcale che fa meravigliare tutti coloro che, come me, scendono da luoghi infernali. E pensare che è la vita della parte più grande di coloro che fanno la guerra! Tu vedessi, Raffaello, la quantità di gente che s’incontra nelle retrovie, tutti con la loro monturina aggiustata e pulita, il berretto e le scarpe fuori ordinanza! Ma non basta. Una camera ariosa ed un soffice letto saranno adeguata ricompensa alle dure fatiche di guerra! Saranno loro gli eroi quando torneranno a casa, perchè, non ti confondere, torneranno tutti, e vigliacchi gli altri, quelli che han fatto veramente la guerra, e si faranno protagonisti dei fatti più ardimentosi e più difficili. È inutile; per sapere veramente, per conoscere veramente, non basta essere al fronte: è una parola troppo generica, troppo estesa, una parola che esprime una zona troppo grande dove ci sono naturalmente compresi tutti i panettieri, i macellai, gli automobilisti, i calamai, i volontari della Croce Rossa, di questo mondo. A me piace parlar franco e sincero in omaggio a quei sentimenti che furono la più bella dote di coloro che questi sentimenti c’ispirarono. Tutti gli stamburamenti e gli entusiasmi del momento possono fare effetto sulla moltitudine, ma in fin dei conti la sostanza è poca. Il proprio’ dovere non si compie perchè altri lo scrivano sui giornali e lo spifferino ai quattro venti, ma solo per quelV interno sentimento che in questo momento deve o almeno dovrebbe guidare tutti gl’Italiani». Dall’Astico, durante l’offensiva trentina, 30 Aprile Iti. «Ed ora eccoci qua, nella meravigliosa valle dell’Astico, fra queste montagne, le mie montagne di un tempo, quelle che mi