Pagina:Letturecommediagelli.djvu/133

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Questo animale, chiamato qui da ’l Poeta lonza, descritto da lui con la pelle indanaiata e piena di macchie, come il leopardo (lasciando stare quanto ne dice il Landino, per non l’avere veduta quei tempi, come hanno fatto i nostri, essendone stato uno, che donò la Maestà Cesarea a l’Eccellenza del nostro Illustrissimo Principe, tanto tempo nel serraglio pubblico de’ lioni) è, secondo l’opinione che tiene oggi ognuno, la pantera. Ed è una specie d’animale per sè stessa; e non la femina del leopardo, come vuole il Landino, confermando questa sua opinione con l’autorità del Boccaccio, il quale scrive ch’e’ fanciugli fiorentini gridavano, quando e’ vedevano a’ tempi suoi il pardo: ecco la lonza. Ed è posta qui da ’l Poeta, per avere ella la pelle tanto bella e tanto vaga, che molti animali, ancora ch’ei non sieno della sua specie, desiderano di congiungersi con lei (e per molte altre cagioni, che assegna il Landino), per la lussuria e per lo appetito venereo. E perchè ei non è cosa alcuna, in quella età nella quale i sangui son nel colmo della caldezza e del vigore loro, che tenga più offuscato l’uomo, e che se gli parta manco da la fantasia e da l’immaginativa, ei dice:

E non si partia dinanzi a 'l volto;
Anzi impediva tanto il mio cammino,
Ch'io fui per ritornar più volte volto;

cioè mi molestava continovamente e mi teneva di maniera alterato l’anima, che io fui più volte per tornarmene adietro, e non seguitar più il cammmino del colle che io aveva preso. E quì, innanzi ch’egli proceda più avanti con la sua narrazione, egli torna alquanto indietro a mostrare e descrivere (la qual cosa è fatta da lui con dottrina e arte maravigliosissima) il tempo e l’ora, nella quale gli occorse tal cosa, dicendo:

Tempo era del principio del1 mattino;
E il sol mandava su2 con quelle stelle.


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  1. Cr. dal.
  2. Cr. in su.