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strumento, poiche col vigore del suo ingegno è arrivata al minimum, & maximum, quod sic, come dicono i Filosofi, e si è mostrata prodigiosa non meno nella piccolezza, che nella grandezza di tali strumenti, poichè non meno ammiro quei globetti di vetro, che io intendo, che ella aveva ritrovato, di questo, che ella nuovamente ha inventato. Io ne ho dato ragguaglio quà in Bologna a i miei scolari, e ad alcuni amici miei, fra quali vi è chi ha lavorato con qualche singolare diligenza intorno a questi vetri, e tutti stanno con gran desiderio meco aspettando di poter fare qualche saggio della sua invenzione.

Per soddisfare al giusto desiderio dell’amico, mandò il Torricelli alcuni di questi suoi microscopi al P. Cavalieri il quale ne lo ringraziò con una sua lettera de 5. d’Aprile dell’istesso anno, confessando d’aver con essi abbondevolmente soddisfatto all’espettazione grandissima, che ne aveva nell’animo suo concepita. E tale fu la stima con cui fu questo ritrovamento ricevuto, ed approvato dall’universale, che il P. Atanasio Kircher nell’Arte magna della luce, e dell’ombra, per questo appunto l’antipone a Francesco Fontana, che nell’istesso tempo lavorava di somiglianti strumenti con molta lode, e fu autore d’un libro d’osservazioni celesti, e terrestri stampato nel 1646. il che, mosso dall’autorità del Kircher, fa ancora il P. Filippo Bonanni nel suo libro intitolato Micographia curiosa. Grande in vero fu la riputazione, che per aver inventato quella sorta di microscopi s’acquistò il Torricelli, checche se ne abbiano detto alcuni, che con debolissime, e frivole ragioni hanno tentato, benche invano, di


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