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ra convenevole, e buona, facevan bene l’ofizio loro, ed altri per lo contrario, quali diamanti puliti, e netti, per un piccolissimo, e quasi invisibile mancamento, che in quella si ritrovava, riuscivano di niun valore; per non prendere giammai abbaglio, e far sì, che la figura fosse perfettamente sferica, ne corresse risico di guastamento veruno, adoperò il Torricelli una maniera di centine, ed una forma d’attaccare i vetri al macinello, sua propria, e particolare, e con queste nuove, e da lui inventate diligenze, il felice esito dell’operazione, rendè intieramente sicuro.

Non si fermò qui l’ingegno feracissimo di sempre nuove, e mirabili speculazioni del Torricelli, ma togliendo talvolta il suo pensiero dalle cose mattematiche, ed alle fisiche rivolgendolo, quivi ancora penetrò molto addentro, e nobili scoprimenti vi fece; e spezialmente fu nobile, e prezioso parto del suo fecondissimo intendimento, la famosissima Esperienza dell’argento vivo, la quale ha dato grande, e bella occasione da molti anni in quà, a tutti gli uomini scienziati di speculare. Di questa fu inventore il Torricelli, siccome ancora della ragione della pression dell’aria, dalla quale ella depende. Considerò quanto scrisse il Galileo nei primo Dialogo intorno alla resistenza de’ corpi solidi all’essere spezzati, che l’acqua nelle trombe, che si dicono operare per attrazione, non arriva oltre a diciotto braccia in circa d’altezza, e che quando trapassa, tosto si rompe, lasciando voto lo spazio superiore; onde gli venne in pensiero, che prendendo un corpo, molto più grave dell’acqua, quale appunto sarebbe stato l’argentovivo, e ristringendolo in un cilindro di vetro, avereb-


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