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to il vaso A E, dove era più roba rarefatta, e attraente, e molto più gagliarda per la rarefazione maggiore, che quella del pochissimo spazio B. Ho poi cercato di salvar con questo principio tutte le sorte di repugnanze, che si sentono nelli vari effetti, attribuiti al vacuo, ne vi ho fin ora incontrato cosa che non cammini bene. So che a VS sovverranno molte obiezioni, ma spero anche, che pensando le supirà. La mia intenzione principale poi non è potuta riuscire, cioè di conoscer quando l’aria fosse più grossa, e grave, e quando più sottile, e leggiera, collo strumento E C, perche il livello A B si muta per un altra causa, che io non credeva mai, cioè pel caldo, e freddo, e molto sensibilmente, appunto come se il vaso A E fosse pieno d’aria. Ed umilmente la riverisco.

Non andò ingannato il Torricelli in supporre, che fossero per sovvenire al Ricci dell’obbiezioni contro alla sua esperienza, poiche indi a poco replicando alla sua lettera gli fece sapere, che approvava il modo col quale egli salvava con essa la riprova del vacuo; che egli la giudicava tanto migliore dell’altre, che si fossero potute pensare, quanto che a lui pareva, che egli si conformasse più alla semplicità della maniera, che suol tener la Natura nell’opere sue, e che ammirava il suo nobile ardimento, in considerar cosa, non toccata da veruno, fino allora, ma che però vi incontrava alcune difficultà, delle quali lo pregava a dargliene lo scioglimento. Primieramente, dice il Ricci, che non gli pare, che si possa escludere l’azione dell’aria, nel gravitare sopra la superficie estrinseca dell’argentovivo, che sta nel vaso, perchè ponendovi un


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