Pagina:Lippi - Fu il fuoco, o l'acqua che sotterrò Pompei ed Ercolano, Napoli, Sangiacomo, 1816.djvu/108

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dovuto entrarvi colle sostanze nel tempo stesso, ed in abbondanza soggiornandovi in modo di formare il tufo, dargli la consistenza nota, e restarvi inceppata facendo uno de' principj del tufo stesso.

Mi si può dire, che l'acqua abbia trapelato, col legame, che forma la coesione del tufo. No, che l'acqua non strascina sostanze meccanicamente in essa sospese passando per traverso a terre, che gli fanno ufficio di feltro. Su questa proprietà che ha l'acqua di abbandonar facilmente le sostanze, che non gli sono chimicamente combinate, sono fondate tutte le fontane feltranti de' moderni, e la gran vasca di Buda che caccia limpida l'acqua torbida del Danubio, dopo esser passata sii d'un tenue strato di sabbia grossolana, ce ne somministrerebbe ampia pruova se ne avessimo bisogno.

Lo strato delle pomici che cuopre Pompei non è affatto ligato, o consistente malgrado tutte le acque che hanno bagnato la poca terra che lo ricuopre, da che fu sepolto Pompei sino ad oggi.

I strati di pomici, o lapilli fra banchi di tufo non hanno coesione, quantunque depositate in piena acqua, come suol dirsi.

In un sol caso l'acqua può servire di legame, quando ritrova parti argillose dotate della solita plasticità, per le quali passa ; lo che non è sperabile dalle materie cotte, in tutta la superficie del Vesuvio non avendo più plasticità quelle materie argillose. L'acqua dunque non lega le materie, quando sopraggtugne priva di glutine, e passa limpida.

In Ercolano il tufo si è depositato dall'acqua e dalla molt'acqua, che vi è soggiornata, come