Pagina:Lippi - Fu il fuoco, o l'acqua che sotterrò Pompei ed Ercolano, Napoli, Sangiacomo, 1816.djvu/50

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oggi Resina, e che costituisce un vero monte d'alluvione volcanico.

Se ciò è vero, conforme passo a dimostrare, voi vedete benissimo che Pompei ed Ercolano non poterono essere seppellite nell'istesso tempo, e quest'ultima città non nello spazio d'un giorno solo. Di fatti Pompei, coperta da uno strato di lapillo, fatto da tritumi di pomici e di lava, della doppiezza da 8 a 10 piedi (oltre la terra vegetabile che siede al disopra), poté benissimo restar vittima di un allagamento, accaduto in un giorno; ma Ercolano il quale ha al disopra un masso di circa 60 piedi, fatto da materie eterogenee, volcaniche, e non volcaniche, le quali si ritrovano disposte a strati, precipitate non istantaneamente, ma a poco a poco dalle acque, a misura, cioè, che queste si asciugarono, ed i quali, dalla loro varia natura, suppongono alluvioni in epoche diverse, Ercolano, io dissi, non poté sicuramente restar sotterrato in un tempo eguale a quello, in cui fu seppellita Pompei. Vale a dire che queste due desolazioni, ossia la genesi de' monti d'alluvione, che vediam oggi sopra Pompei ed Ercolano (ed io considero qui la cosa da geologo, facendo astrazione da tutto il patetico, relativo alle due città sotterrate e rimaste accidentalmente al disotto del masso de' nuovi monti) porta seco epoche diverse. Nessuno, io sostengo, de' due sotterramenti accadde nella tanto spaventevole descritta eruzione del 79.

E che sia cosi, egli è veramente cosa singolare, che Plinio il giovane, il quale nelle sue due lettere a Tacito, nelle quali descrive questa eruzione,