Pagina:Lippi - Fu il fuoco, o l'acqua che sotterrò Pompei ed Ercolano, Napoli, Sangiacomo, 1816.djvu/97

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IX. Perché vi sono delle materie non volcaniche nella composizione di detti strati; cioè la pietra calcare, una marna altre volte travagliata dal vomere e dalla zappa, ed un limo sabbioso, che si conosce essere stato precipitato dalle acque;

X. Perché ho ritrovato in uno di questi strati delle lumache terrestri, le quali sarebbero state calcinate, se fossero state lanciate dal Vesuvio.

XI. Perché tra gli strati del masso, al disotto del quale si ritrova Ercolano, ve ne sono alcuni, fatti dal tufo volcanico, la di cui genesi è dovuta all’acqua, siccome ho dimostrato, ciò che nessun autore ha scritto prima di me.

XII. Perché i corridoi ed i vomitorj del teatro d’Ercolano, i quali si veggon ancor oggi coperti da Volte solidissime, sono stati ritroyati e son ancora in gran parte ripieni colle stesse materie, dalle quali tono formati gli strati suddetti, fenomeno che abbiam veduto verificato eziandio nella cantina di Pompei, per ripeterli entrambi dalla stessa cagione. Le materie di riempimento forman oggi un masso solido al disotto delle volte, in modo che per votare i corridoi ed i vomitorj accennati, uopo è tagliare il masso col piccone. Ciò significa che questo riempimento è stato fatto dalle acque, che son entrate per le aperture laterali del teatro, strascinandovi dentro le materie nello stato sciolto e molle, che si sono poi col tempo consolidate; poiché mai una pioggia di ceneri lanciata dal Vesuvio, avrebbe potuto pervenire, cadendo dall’aria ne’ corridoi e ne’ vomitorj, i quali si avrebbero dovuti ritrovare voti, a cagione delle volte, dalle quali sono coperti.