Pagina:Lo zuavo.djvu/4

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Andava superbo di appartenere alla gran nazione che, da nido di pirati, ne fece il centro d’una nuova Francia: tuttavia vi confesserò che alla rimembranza di quei cari luoghi, ove avea passati i miei verdi anni, e all’idea che la mia povera madre piangerebbe forse presso del suo focolare deserto e solitario, il mio cuore fremette; la mia immaginativa, traversando di volo e mari e monti e le ridenti pianure del mezzodì, se n’andò verso quel cantuccio nascosto sulla frontiera; mi rammentai dei tempi del mietere, del seminare, delle lunghe veglie presso del vasto camino della cascina, indi il canto degli operai e delle giornaliere.... Ritornai in me stesso, sentendo gl’inni cantati dai miei compagni, e ripetuti dai marinai.

In breve posi il piede su quella terra, ove son venute successivamente tante nazioni ad imporre le loro leggi, e gli usi loro, per sparir poscia innanzi alle nuove invasioni.

La Francia vi ha di già ravvivati i germi della civilizzazione, deposti dai Romani; ed il calore benefico del Cristianesimo vi svilupperà, lo speriamo, dei frutti di pace e di felicità.

Pochi giorni dopo m’accorsi che la pace non regnava ancora in questi paesi, poichè il mio battaglione, accampato all’Afroun, fu destinato alla spedizione di Medeah. Abd-el-Kader ne stringeva da ogni parte. Un colpo decisivo era indispensabile. La campagna dovea dunque essere imminente e seria. Noi facevamo parte della divisione d’Orleans. Ben presto ci trovammo in faccia del nemico, che occupava le alture vicine. Si nascondeva, ma noi andavamo sempre innanzi, quando, tutt’ad un tratto, orribili grida ci fanno avvertiti della sua presenza: ei, come un torrente, sboccava nella pianura sopra di di noi. Dopo un primo sparo, gli Arabi fecero un volta-faccia e se ne ritornarono ai loro mammeloni vicini, e