Pagina:Lorenzo de' Medici - Opere, vol.1, Laterza, 1913.djvu/320

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314 vi - egloghe

     Né si fende la terra, acciò che i prieghi
suoi venghino agli orecchi di Giunone,
che l’acque disiate piú non nieghi.30
     Eterna primavera una stagione
sempre è ne’ lochi dilettosi e belli,
né per volger di cielo han mutazione.
     Le fronde sempre verdi e’ fior novelli,
come producer primavera suole35
di primavera il canto degli uccelli.
     Febo ancor ama il loco, e ancora cole
il laur suo, s’egli è; qual meraviglia,
se ’l verno temprato è, men caldo il sole?
     Del padre ambo le rive occupa e piglia40
Dafni, e talor, piangendo, crescon l’onde,
tanto che toccan pur l’amata figlia.
     Nell’acque all’ombra delle sacre fronde
canton candidi cigni dolcemente:
l’acqua riceve il canto, e poi risponde.45
     Poiché le frondi amò sempre virenti
Febo, lasciôro il fonte pegaseo
i cigni, e ’l canto loro or qui si sente.
     Sopra ad ogn’altro loco Apollo deo
questo amò in terra dal surgente fonte,50
fin dove perde il nome di Peneo.
     Ma piú dopo l’eccidio di Fetonte,
che lui per la vendetta del suo figlio
fece passar a Sterope Acheronte.
     Onde irato il rettor del gran concilio,55
per punir giustamente il grave errore,
gli die’ del ciel per alcun tempo esilio.
     Allor abito prese di pastore;
ma poca differenzia si comprende
dalla pastoral forma al primo onore.60
     L’arco sol, che da’ sacri òmeri pende,
il quale giá esser aureo solea,
ora è di nasso e piú splendor non rende.