Pagina:Lorenzo de' Medici - Opere, vol.1, Laterza, 1913.djvu/46

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40 ii - comento sopra alcuni de’ suoi sonetti

è altro che producere per testimonio di quello che tu affermi quella cosa per la quale giuri; perché chi giura, verbigrazia, per Giove, vuole che Giove sia testimonio e quasi fideiussore dell’osservanzia di quella cosa, e chi rompe un sacramento e’ diventa periuro: offende la prima cosa e vilipende quello per chi ha giurato. Avendo adunque Amore giurato per gli occhi della donna mia, e soggiugnendo che gli occhi suoi sono l’onore e forza sua, doveva il cuore credere ad Amore; perché non è da presumere volessi ingannare o provocarsi inimici quegli occhi, nelli quali era posto l’onore e forza sua. E però non errò il cuor mio credendogli, ed abbandonatamente lasciò il mio petto e se n’andò in quegli splendidissimi ed amorosi occhi.

     Spesso mi torna a mente, anzi giá mai
si può partir dalla memoria mia,
l’abito, il tempo e il loco, dove pria
la mia donna gentil fiso mirai.
     Quel che paressi allora, Amor, tu il sai,
che con lei sempre fusti in compagnia:
quanto vaga, gentil, leggiadra e pia,
non si può dir, né immaginar assai.
     Quando sopra i nevosi ed alti monti
Apollo spande il suo bel lume adorno,
tali i crin suoi sopra la bianca gonna.
     Il tempo e il loco non convien ch’io conti,
ché dov’é sí bel sole è sempre giorno,
e paradiso ov’è sí bella donna.

Sogliono le prime impressioni nelle menti degli uomini essere molto veementi, e pare cosa molto conforme alla ragione che cosí sia. Perché, essendo la mente nostra per natura ordinata a ricevere diverse impressioni, e con questo naturale appetito di non stare vacua, fa come uno assetato, il quale spegne la sete colla prima cosa che gli occorre, atta ad estinguerla; e tanto piú volentieri lo fa, quanto è piú quella tal cosa dolce al gusto. Per questa ragione, secondo Platone, quelli che sono di tenera etá hanno piú tenace memoria, perché quelle cose, che