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IV
LA NENCIA DA BARBERINO
[Secondo la vulgata.]
1
Ardo d’amore, e conviemmi cantare
per una dama che mi strugge il core,
ch’ogni otta ch’io la sento ricordare,
il cor mi brilla e par che gli esca fuore.
Ella non trova di bellezza pare:
con gli occhi getta fiaccole d’amore;
io sono stato in cittá e castella,
e mai non vidi gnuna tanto bella.
2
Io sono stato a Empoli al mercato,
a Prato, a Monticelli, a San Casciano,
a Colle, a Poggibonsi, a San Donato,
e quinamonte insino a Dicomano.
Figline, Castelfranco ho ricercato,
San Pier, il Borgo, Mangona e Gagliano:
piú bel mercato, che nel mondo sia,
è a Barberin, dov’è Nenciozza mia.
3
[N]onFonte/commento: Edimburgo, 1912 vidi mai fanciulla tanto onesta,
né tanto saviamente rilevata:
non vidi mai la piú pulita testa,
né sí lucente, né sí ben quadrata;
ed ha due occhi, che pare una festa,
quando ella gli alza, e che ella ti guata;
ed in quel mezzo ha il naso tanto bello,
che par proprio bucato col succhiello.