Pagina:Lorenzo de' Medici - Opere, vol.2, Laterza, 1914.djvu/361

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nota 355

tivi, si volesse ridurre il numero dei codd. a quelli che sembrano piú vicini all’autografo e, per quel che è possibile congetturare, radici di tradizioni manoscritte diverse, la scelta cadrebbe su Mrc., Nap., P5, L4, L.

2. Delle due copie della Raccolta aragonese, che ci hanno conservato, in fine delle poesie antiche, 9 sonetti e 2 canzoni del Magnifico (Palatina e Parigina), Par. è certamente copia di P2, fors’anche dovuta allo stesso amanuense1, e a P2 s’accosta, in modo da poterne ritenere copia, L1.

3. Derivazione di Par.1 è, come fu da altri notato, Mglb.1, che, per quel che riguarda la sezione di rime del Magnifico, corrisponde perfettamente, per numero, per ordine e per lezione, ad E1.

4. Molta affinitá è pure tra Barb. ed L2, probabilmente derivati da un’unica fonte, che non si può determinare con sicurezza.

La presente edizione dá complessivamente al Magnifico per questa parte 149 sonetti (compresi i commentati), 9 canzoni e 5 sestine, che l’autoritá concorde dei mss. gli assegna. Ho escluso il son. «A voi sola vorria far manifesto» (che la Granducale, i, 237 e le edizioni da essa derivate gli attribuiscono), perché certamente non suo. Gli editori della moliniana del 1825 lo trassero da P3 (c. 125 v), dov’è tra altre poesie di Lorenzo. Il Cian (Musa medicea cit., appendice n. V), poiché lo stesso sonetto nello stesso codice era riportato fra i cinque accodati con la sigla G. L. O. V. I. S., la nota cifra di Giuliano duca di Nemours, alle rime del padre (c. 152 r-154 r), pur mancando nel prezioso codice autografo delle poesie di Giuliano, che è il Pal. 210, lo pubblicò come inedito, seguendo la lezione di P3 e dell’altra copia adespota che è nel Pal. 288. Ma il discusso sonetto è invece sicuramente del Cariteo, scritto nel 1486, stampato come di lui fin dal 1508, e poi nell’edizione delle Rime curata dal Pèrcopo, I, xcviii2.

Certamente di Lorenzo è il son. «Qual maraviglia se ognor piú s’accende», che L ci dá tra le rime di Giuliano3 (c. 260 r) in


  1. Cfr. G. Mazzantini, La biblioteca dei re d’Aragona in Napoli, Rocca S. Casciano, Cappelli, 1897, p. cvii, n. 5.
  2. Cfr. Pèrcopo, in Rass. crit. d. lett. it., I, 73.
  3. Il Pèrcopo ha mostrato come parecchi de’ sonetti riportati da L tra le rime di Giuliano non siano suoi, ma del Sannazzaro, di B. Accolti, di Niccolò da Correggio, di A. Alamanni. Il cod. Laur. dá al figlio del Magnifico anche la ballata (non il son., come dice erroneamente il Pèrcopo): «Amor c’hai visto ciascun mio pensiero», che è di Lorenzo.