Pagina:Lorenzo de' Medici - Opere, vol.2, Laterza, 1914.djvu/44

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38 x - altercazione

     Felice è quel che quanto gli bisogna
tanto disia, e non quello a cui manca
ciò che la insaziabil mente agogna.
     Nostra infinita voglia mai non manca,100
ma cresce, e nel suo crescer piú tormenta;
a quel che piú disia piú sempre manca.
     Colui che di quel c’ha, sol si contenta,
ricco mi pare; e non quel che piú prezza
ciò che non ha, che quel che suo diventa.105
     Quieta povertá è gran ricchezza,
pur che col necessario non contenda;
ricco e non ricco è l’uom, come s’avvezza.
     E non so come alcun biasmi o riprenda
la mente che contenta è di se stessa,110
quello esaltando che d’altrui dipenda.
     La vostra vita, pastor, mi par essa,
se alcuna se ne trova al mondo errante,
che all’umana quiete piú s’appressa. —
     Non fu il pastor all’udir piú costante;115
ma vòlti gli occhi alcuna volta in giro
fe’ di voler parlar nuovo sembiante.
     Poi cominciò con cordial sospiro:
— Non so che error chiamar lieta ti face
tal vita, vita no, anzi un martiro.120
     Né so per qual cagion tanto ti piace
quel che tu laudi, e poi laudato fuggi,
e come tu non segui tanta pace.
     Deh! perché il ver con la menzogna aduggi?
e, se ver parti, segui questo vero,125
che sí brami in parole, e te ne struggi.
     Ma gran fatto è dall’opera al pensiero,
e tal sentier par bello in prima vista,
che al camminare è poi spinoso e fero.
     Qual cosa questoFonte/commento: Edimburgo, 1912 vita non fa trista?130
Al freddo, al caldo stiam come animali;
e questa è la dolcezza che s’acquista.