Pagina:Lucrezio e Fedro.djvu/134

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120 di Tito Lucrezio Lib. VI.

     Che nasce il vento, ove agitata è l’aria.
     Questo poichè infiammossi, e tutto intorno,
     ovunqu’ei scorre, infuriato i sassi
     Scalda, e la terra, e con veloci fiamme
     1020Ne scosse il caldo foco, ergesi ’n alto
     Rapido; e quindi poi scaccia dal centro
     Per le rotte sue fauci, e lungi sparge
     L’incendioso ardore, e viepiù lungi
     Seco ne porta le faville, e volge
     1025Fra caligine densa il cieco fumo,
     E pietre insieme di mirabil peso
     Lancia; sicchè dubbiar non dei, che questo
     Non sia di vento impetuoso un soffio.
In oltre il mar delle montagne all’ime
     1030Radici i flutti suoi frange in gran parte,
     E il bollor ne risorbe. Or fin da questo
     Mar per vie sotterranee all’alte fauci
     Del monte arrivan gli antri; indi è mestiero
     Dir, che l’acque penetrino, e ch’insieme
     1035S’avvolgan tutte in chiuso luogo, e fuori
     Spirino; e quindi a forza ergan le fiamme,
     E lancin sassi ’n alto, e sin dal fondo
     Alzin nembi d’arena: in simil guisa
     Son dell’alta montagna al sommo giogo
     1040Ampie cratere, orribili spiragli:
     (Così pria nominar l’atre fessure,
     Che fur da noi fauci chiamate, e bocche.)