Pagina:Lucrezio e Fedro.djvu/147

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di Tito Lucrezio Lib. VI. 133

     Ne sentiam l’amarezza. In così fatta
     Guisa da tutti i corpi il corpo esala,
     E per l’aer si sparge in ogni parte;
     1370Nè mora, o requie in esalando alcuna
     Gli è concessa giammai, mentre ne lice
     Continuo il senso esercitare, e tutte
     Veder sempre le cose, e sempre udire
     Il suono, ed odorar ciò che n’aggrada.⠀⠀
1375Or convien, che di novo io ti ridica,
     Quanto raro, e poroso abbiano il corpo
     Tutte le cose, di che ’l mondo è adorno.
     Il che, se ben rammenti, anch’è palese
     Fin dal carme primier. Poichè quantunque
     1380Sia di ciò la notizia utile a molte
     Cose, principalmente in questo stesso,
     Di ch’io m’accingo a ragionarti, è d’uopo
     Subito stabilir, che nulla a’ sensi
     Esser può sottoposto altro che corpo
     1385Misto co ’l vuoto. Pria dentro alle cave
     Grotte sudan le selci, e distillanti
     Gocce d’argenteo umor grondano i sassi:
     Stilla in noi dalla cute il sudor molle:
     Cresce al mento la barba, al capo il crine,
     1390Il pelo in ogni membro: entro alle vene
     Si sparge il cibo, e s’augumenta, e nutre,
     Non che l’estreme parti, i denti, e l’ugna:
     Passar pe ’l rame similmente il freddo


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