Pagina:Lucrezio e Fedro.djvu/187

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Lib. I. Fav. XXIII. 173

     Tengo la casa tua netta da’ topi;
     Perciò cortese a me perdona. L’altro:
     5Se per me tu il facessi, io l’avrei caro,
     E a le preghiere tue sarei cortese;
     Ma poichè a goder ciò che godrian essi,
     Tue cure impieghi, ed essi pur divori,
     Cotesto benefizio invan millanti:
     10E in così dir la cattivella uccide.
          * Riconosca diretto a se il racconto
     Chi sovvenendo altrui, se stesso avanza,
     E un vano merto a gl’imprudenti estolle.


FAVOLA   XXIII.

Il Cane fedele.

UN’improvvisa liberalitade,
     Se a’ folli piace, i saggi in van lusinga.
          * Un ladroncel notturno per far prova,
     Se col cibo amicarsi possa il Cane,
     5Un pan gli porge. Il Cane a lui rivolto,
     Ch’io taccia, dice, tu lo speri indarno;
     A più vegliar cotesto don m’astrigne,
     Tal che del mio tacer tu non profitti.