Pagina:Lucrezio e Fedro.djvu/189

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Lib. I. Fav. XXVI 175

     Bei presso al fiume, e non temer d’inganno.
     L’altro dice, il farei, se quel desio,
     10Ch’hai di mia carne, a me fosse nascoso.


FAVOLA   XXVI.

la Volpe, e la Cicogna.

NOn offendere alcun: ma chi n’offenda,
     A vendicar, la favoletta insegna.
          * Dicesi, che la Volpe invitò a cena
     Una Cicogna, ch’apprestar si vide
     5In largo piatto liquida vivanda:
     Talchè tutta lambir la può la volpe;
     Il famelico augel nulla n’assaggia.
     E questo pur a cena l’altro invita;
     E posto trito cibo in vaso angusto,
     10Tutto col becco agevolmente il prende,
     E si pasce a sua voglia. Indarno l’altra,
     Cui tormenta ria fame, il collo lambe.
     Sì allor parlò l’augello: invan ti lagni,
     Ch’altri il tuo esempio in danno tuo rivolga.