Pagina:Lucrezio e Fedro.djvu/20

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6 di Tito Lucrezio Lib. V.

Del sole inoltre, e della luna il corso
     125Dirotti, onde proceda, e con qual forza
     Natura i moti lor tempri e governi;
     Acciò tu forse non pensassi, o Memmio,
     Che tai cose per sè libere e sciolte
     Vadano ognor per lo gran vano errando
     130Spontaneamente infra la terra, e il cielo
     Per dar vita alle piante, al grano, all’erbe,
     A gli uomini, alle fere; e non pensassi,
     Che nulla mai ne si raggiri intorno
     Per opra degli Dei. Poichè quantunque
     135Già sappia alcun, che imperturbabil sempre,
     E tranquilla e sicura i santi Numi
     Menan l’etade in ciel; se nondimeno
     Meraviglia e stupor l’animo intanto
     Gl’ingombra, onde ciò sia, che possan tutte
     140Generarsi le cose, e specialmente
     Quelle, che sopra il capo altri vagheggia
     Ne’ gran campi dell’Etra, ei nell’antiche
     Religíon cade di novo, e piglia
     Per se stesso a se stesso aspri tiranni,
     145Che il miser crede onnipotenti: ignaro
     Di ciò che puote, e che non puote al mondo
     Prodursi; e come finalmente il tutto
     Ha poter limitato, e termin certo.
Nel resto, acciò ch’io non ti tenga a bada
     150Più fra tante promesse, or via contempla