Pagina:Lucrezio e Fedro.djvu/211

Da Wikisource.

Lib. III. Fav. VII. 197

     10Io so quando posarmi, o correr deggia.
         * Così ridir tu puoi di quei, che privi
     D’ugual valor, spargon minacce al vento.


FAVOLA   VII.

Il Cane, e il Lupo.

LIbertà quanto è cara, in brieve espongo.
          * Un Lupo, cui consunto ha lunga fame,
     Un ben pasciuto Cane a sorte incontra:
     Fermi si salutaro. Primo il Lupo:
     5Onde tal liscio, onde sì lauto cibo,
     Il ventre ti distese? Io più robusto
     Di te, a perir son da ria fame astretto.
     Semplicemente il Can: Fia ugual tua sorte,
     Se ugual servizio il mio padron n’ottenga.
     10E qual? Custode il dì sia de la soglia
     Da i ladri la magion guardi la notte.
     Io son pronto; nè boschi, e pioggia, e nevi
     Soffrir m’è forza, e dura vita io meno;
     Quanto più agevol fora sotto il tetto
     15Viver agiato, e largamente pascermi?
     Vien dunque meco. Nel cammin s’accorge,
     Che roso il Can da la catena ha il collo.
     Onde è ciò, amico? Nulla. Amo saperlo.
     Poichè sembro feroce, il dì mi legano