Pagina:Lucrezio e Fedro.djvu/218

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204 Lib. III. Fav. XIV.

     Sicchè da lor l’Autore io non discerno.
     Perchè dunque la fe giurata io serbi,
     10Tal vo’ la prova: altro alvear si prenda;
     E nuovo mel s’infonda entro a le cere.
     Tal sapor, da la forma, che somigli
     Quel che recaste, fia l’autor palese.
     Spiace a’ Fuchi la legge, accetta è a l’Api.
     15Pronunzia tal sentenza allor la Vespa:
     Chi far non possa il mele, e chi lo fece,
     È in chiaro. A l’Api il frutto lor si renda.
          * Di buon grado il racconto omesso avrei,
     Se avesser la promessa attesa i Fuchi.


FAVOLA   XIV.

Esopo che giuoca.

VIsto, che in mezzo de’ fanciulli Esopo
     A le noci giuocava, un Ateniese
     Fermossi, e l’ebbe come sciocco a scherno.
     Se n’avvide il buon vecchio, che potea
     5Anzi che esser deriso, altri deridere:
     E un arco teso in mezzo a la via posto,
     Che cosa disse ho fatto, o ser saputo?
     Il Popolo s’affolla. Il derisore
     Pensa, e ripensa in van, e in van s’affanna.
     10Tal che confessa al fin, che nol comprende.