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228 Lib. IV. Fav. XX. e XXI.

FAVOLA   XX.

Fedro.

QUel che livor fra se raggira appresi;
     E se occultar lo brama, in van s’adopra,
     Ciò ne’ miei libri, che di fama è degno,
     È d’Esopo. Se cosa egli abbia a vile,
     5Vorrà che ad ogni patto a me s’ascriva.
     Ma in tal guisa m’oppongo: o fia di biasmo:
     O pur di lode degno il mio lavoro;
     Esopo mi fu duce, il resto è mio.
     Ma si prosegua ciò che a dire impresi.


FAVOLA   XXI.

Il Naufragio di Simonide.

DOvunque va, seco ha dovizie il Dotto.
          * Simonide d’illustri carmi autore,
     Per men sentir di povertade il peso,
     Per le chiare città de l’Asia in giro
     5Cominciò a gir, u’ stabilito il prezzo,
     Le lodi in verso a’ vincitor’ tessea.
     Fatto ricco in tal guisa, al patrio suolo
     (Che in Geo nascesse il vuol comune sentenza)