Pagina:Lucrezio e Fedro.djvu/248

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234 Lib. IV. Fav. XXV.

     Imminente il comun tributo esiga?
     20Ma perchè mille suppliche t’arreco,
     Quando tu stesso a la pietade inchini?
     Spesso perdono un reo convinto ottenne;
     Il merta ben, se un innocente il chiegga.
     Queste son le tue parti; pria fur d’altri,
     25E passeran con simil giro in altri.
     Risolvi ciò che fe, che il giusto ammette,
     E allegrezza mi arrechi tua sentenza.
     Ma dal confin prescritto io mi dilungo.
     È pur difficil, che colui, cui nota
     30È sua innocenza, rattener si possa,
     Allor che petulante astio l’insegue!
     Tu mi chiedi, qual è? dirallo il tempo.
     Lessi fanciul cotal sentenza: In pubblico
     Far motto a un uom di volgo è di periglio.
     35Fissa in mente starà, fin ch’avrò senno.




Il fine del libro Quarto.