Pagina:Lucrezio e Fedro.djvu/252

Da Wikisource.
238 Lib. V. Fav. II.

FAVOLA   II.

I Viandanti, e il Ladro.

FAcean viaggio due compagni, un prode,
     Imbelle l’altro. Masnadier gli assale,
     Chiede il danaro, o lor minaccia morte.
     Lo afferra il prode, e forza a forza opposta,
     5L’uccide incauto. Il vede l’altro appena,
     Che accorre, e spada impugna; e via gittata
     La Penola, che il braccio rattenea,
     Ove è il ribaldo? (dice:) mostrerogli
     Con chi l’ha presa. Almen cotal aita
     10Recato avestù, il prode a lui soggiugne:
     Ugual creduto a le parole il core,
     Più valor ne la zuffa avrei dimostro.
     Or tue folli minacce, e il ferro ascondi,
     Se chi non ti conobbe ingannar puoi:
     15Io che vidi qual forza a fuggir abbia,
     Al tuo valor so ch’affidar non dessi.
          * Ne la favola mia colui ravviso,
     Che se prospera sorte arride, è forte;
     Finchè pende dubbiosa, è fuggitivo.