Pagina:Lucrezio e Fedro.djvu/34

Da Wikisource.
20 di Tito Lucrezio Lib. V.

     Che scemi; quando poscia in se ricevele.
     È mestier, che s’accresca, e si restauri.
In oltre, se la terra, e il ciel non ebbero
     Alcun principio genitale, e sempre
     505Perpetui furo; e per qual causa innanzi
     Alla guerra Tebana, e d’Ilio al rogo
     Non cantaro altre cose altri Poeti?
     Ove di tanti uomini illustri, e tanti
     Cadder le gesta gloriose, e come
     510Non fioriscon anc’oggi in luogo alcuno
     Di fama eterna alle memorie inserte?
Ma siccome stim’io, nova è la somma
     Del tutto, e novo il mondo, e molto innanzi
     Non ebbe il nascimento: onde alcune arti
     515Inventansi anche adesso, ed anche adesso
     Pulisconsi alcun’altre: or molti arnesi
     Furo aggiunti alle navi: or messi in uso
     I sonori concerti. E finalmente
     Questa stessa cagione, e questa stessa
     520Natura delle cose, ancorchè molto
     Sia, che già fu trovata, omai del tutto
     Quasi sepolta in sempiterno oblio;
     Pur di fresco è risorta, e vie più vaga,
     E più bella, che mai, per le immortali
     525Opre del gran Gassendo, onore, e lume
     Del bel paese ove la Senna inonda.
     Et io pur or principalmente, io stesso