Pagina:Lucrezio e Fedro.djvu/36

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22 di Tito Lucrezio Lib. V.

     555Conviene, o che respinga ogni percossa
     Per esser d’infrangibile sostanza,
     Nè soffra mai, che lo penetri alcuna
     Cosa, che disunir possa l’interne
     Sue parti (qual della materia appunto
     560Gli atomi son, la cui natura innanzi
     Già per noi s’è dimostra) o che immortale
     Viva; perchè dagli urti affatto esente
     Sia, come il vuoto, il qual durando intatto
     Mai non soggiace alle percosse un pelo;
     565O perchè intorno a lui nessuno spazio
     Non sia, dove partirsi, e dissiparsi
     Possa, come la somma delle somme
     Fuor di se non ha luogo, ove rifugga
     Nè corpo, che l’intoppi, e con profonda
     570Piaga l’ancida, e però vive eterna.
     Ma nè, come insegnammo, esser contesto
     Il mondo può d’impenetrabil corpo;
     Nè misto è sempre infra le cose il vuoto;
     Nè però, com’il vuoto, intatto vive
     575Poichè corpi non mancano, che sorti
     Dall’infinito, ed agitati a caso
     Possan cozzar con violento turbine
     Questa somma di cose, ed atterrarla,
     O farne in altri modi orrido scempio;
     580Nè del luogo l’essenza, o dello spazio
     Profondo manca, ove distrarsi, e spargersi