Pagina:Lucrezio e Fedro.djvu/41

Da Wikisource.

di Tito Lucrezio Lib. V. 27

     690Difformi; onde restar tutte in tal guisa
     Congiunte non potean, nè compartirsi
     Convenevoli moti. Or questo, o Memmio,
     È separar dal terren globo il cielo,
     E far, che d’acque separate abbondi
     695Disgiunto il mare; e similmente i puri
     Fochi dell’Etra ardan divisi anch’essi.
     Posciachè della terra i genitali
     Corpi, perch’eran gravi, e l’un con l’altro
     Tutt’in più modi avviluppati univansi
     700Primieramente, e nel più basso centro
     Prendean lor sedi, e quanto più connessi
     Insieme s’adunar, tanto più lungi
     Spresser quei, che produrre il mar, le stelle
     Doveano, il sole, e della luna il corno
     705Lucido, e le muraglie alte del mondo.
     Conciossiachè tai cose e di più lisci
     Corpi son fatte, e di più tondi e piccoli
     Atomi, che la terra; e quindi accade,
     Che l’Etra in pria per lo suo raro uscendo
     710Impetuosamente, e molte seco
     Fiamme traendo sormontò leggiero:
     Quale appunto veggiam, quando per l’erbe
     Di rugiada ingemmate il mattutino
     Aureo lume del sol d’ostro si tinge,
     715Gli stagni, i laghi esalar nebbia, e i fiumi
     Perenni, e il terren molle anche talvolta