Pagina:Lucrezio e Fedro.djvu/46

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32 di Tito Lucrezio Lib. V.

     825Come null’aggravar posson le membra
     Proprie alcun uom, nè d’alcun pondo al collo
     Esser la testa; e qual ne’ piedi al fine
     Nessun peso del corpo unqua non senti.
     Ma qualunque altra mole esternamente
     830Posta sopra di noi, benchè di peso
     Di gran lunga minor, spesso n’offende:
     Tanto importa a qual cosa, e a cui s’appoggi.
     Così dunque il terren globo incontinente
     Trasportata non fu quasi aliena
     835D’altronde, nè d’altronde all’aure imposta
     Aliene da lei; ma già con esse
     Nacque fin dall’origine primiera
     Del mondo; e qual di noi pajon le membra
     È d’esso una tal parte. Accade in oltre
     840Ch’ella da grave tuon scossa repente,
     Tutto ciò ch’ell’ha sopra, agita e scuote;
     Il che far non potria, se circondata
     Non fosse d’ogn’intorno, e dall’aeree
     Aure, e dall’ampio ciel. Poichè comuni
     845Fin da principio han le radici, e stanno
     Fra lor tai corpi acconciamente uniti.
Forse non vedi ancor quanto gran pondo
     Di corpo in tutti noi regga a sua voglia
     Il vigor tenuissimo dell’alma,
     850Sol perch’ella è con lui sì acconciamente
     Unita? E qual virtude ergere il corpo