Pagina:Lucrezio e Fedro I.djvu/188

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160 di Tito Lucrezio Lib. III.

     Par, che più tosto s’affatichi ’l corpo;
     1070E ch’entro a lui dal suo contagio infetto
     L’animo, a molte infermità soggiaccia.
     Ma concedasi pur, che giovi all’alme
     Il fabbricarsi i corpi in quello stesso
     Tempo, che vi sottentrano; pur, come
     1075Debbian ciò fare, immaginar non puossi.
     Esse dunque per se le proprie membra
     Fabbricar non potranno; e non per tanto
     Giudicar non si dee, che insinuate
     Sian ne’ corpi già fatti. Imperocchè
     1080Non potrian sottilmente esser connesse,
     Nè sottoposte per consenso a’ morbi.
     Al fine ond’è, che violenta forza
     De’ superbi leon sempre accompagna
     La semenza crudele, e che de’ padri
     1085Han le volpi l’astuzie, e per natura
     Fuggonsi i cervi, ove il timor gli caccia?
     E l’altre proprietà simili a queste
     Ond’è, che tutte per le membra innate
     Sembrano in noi, se non perchè una certa
     1090Energia della mente in un con tutto
     Il corpo cresce del suo seme, e della
     Propria semenza? che se fosse immune
     Da morte, e corpo variar solesse,
     Permiste avrian le qualità fra loro
     1095Gli animali; e potrebbe alcuna tigre