Pagina:Lucrezio e Fedro I.djvu/56

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28 di Tito Lucrezio Lib. I.

     Son pieni, impenetrabili, ed, eterni;
     Nè ponno in altra guisa, esser rifatte
     720Le cose mai per infinito tempo.
Al fin se la Natura alcun prescritto
     Termine non avesse allo spezzarsi,
     Sariano a tal della materia i corpi
     Ridotti omai nella trascorsa etade,
     725Che non avrebbe mai nessun Composto
     Da molto tempo in qua passar potuto
     Della sua verd’età l’ultimo fiore.
     Poichè, per quanto è manifesto al senso,
     Muor più prest’ogni cosa, e si dissolve,
     730Che dopo si rinasca, e si ristauri:
     Ond’ancor tuttavia spezzando il tempo
     Ciò che già mille volte avesse infranto
     La lunga, anz’infinita età trascorsa,
     Non potrebbe giammai rifarsi appieno.
     735Or perchè ristorar vedesi ’l Tutto,
     E da Natura aver prescritto il tempo,
     Onde possa toccar l’ultima meta
     Dell’età sua, dunque prefisso è pure
     Al romper delle cose un certo fine.
740S’arroge a ciò, ch’essendo i corpi primi
     Di dura, anz’infrangibile sostanza,
     Può non per tanto agevolmente farsi
     Tenero, e molle il ciel, la luce, il foco,
     L’aria, il vento, il vapor, l’acqua, e la terra,